Spettacolo in forma di lettera ad un amico
testo di Francesco Niccolini
di e con Silvia Cattoi e Juri Piroddi
musiche
J. S. Bach: Concerto per violino e orchestra in la minore BMW 1041, Andante
W. A. Mozart: Requiem K. 622, Lacrymosa
Daniele Sepe: Napoli miliardaria
Hot Chocolate: You Sexy Thing
foto di scena di Paola Pusceddu
photo slide show di Juri Piroddi
«Il teatro pare essere rimasto l’unico modo per ascoltare vecchie storie e ripeterci quello che il resto del mondo nega e cancella. L’ultimo modo. Così scomodo, così impopolare, così faticoso. Parla a pochi, non buca nessun schermo, non accetta pause pubblicitarie, non può essere gridato, si nutre di dolore. Ma è fatto di carne, non conosce effetti speciali se non quello – ebbene sì – della coscienza e dell’emozione, tiene in piazza le persone, quelle persone che altri vollero terrorizzate, quelle persone che altri vorrebbero chiuse in casa, di fronte al loro rassicurante televisore. E invece, prima dell’ultima e definitiva lobotomia, io provo ancora a scrivere e a sognare che un altro mondo è possibile.
Questo è un teatro della memoria. Questa “via Crucis” è per me letteralmente un’orazione, cioè una preghiera, di quelle che si fanno a voce alta – anche se sommessamente, perché io non amo le grida né chi alza la voce – e per tutti: vi prego, non dimentichiamo, rimaniamo svegli, vi prego... non facciamo l’abitudine alla notte.»
Francesco Niccolini
Il punto di partenza nella creazione di questo lavoro è stato il testo Via Crucis, un’orazione di Francesco Niccolini scritta sotto forma di lettera e recitata per la prima volta da Sandro Lombardi in piazza della Signoria a Firenze, in occasione del decimo anniversario della strage dei Georgofili del 27 maggio 1993.
Ripercorre la storia della guerra sotterranea che l’Italia ha combattuto contro se stessa dal ’47 ai giorni nostri, attraverso le stazioni di una via Crucis laica: dall’eccidio di Portella della Ginestra alle stragi di mafia dei primi anni ’90 (Falcone, Borsellino, Don Pino Puglisi…).
Una via Crucis, è un excursus pensato per gli adolescenti di oggi. Per coloro che sono nati dopo gli ultimi sanguinosi avvenimenti di cui parla la nostra performance. Ragazzi/e che quando nomini Aldo Moro, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Ambrosoli, Licio Gelli o Sandro Pertini non sanno neppure che faccia abbiano e ti guardano come se provenissi da una galassia lontana. Questi sono gli spettatori ai quali ci vogliamo rivolgere. A che servirebbe, infatti, raccontare un pezzo di Storia di fronte a qualcuno che ne condivide già i presupposti?
«Non mi interessa fare un teatro “civile”, penso piuttosto che il teatro debba essere “incivile” come diceva Pasolini, debba mettere in scena conflitti non risolvibili ideologicamente, meno che mai additare i buoni e i cattivi.»
Così Marco Baliani nel suo bellissimo libro-testimonianza Pinocchio nero, Milano, Rizzoli, 2005.
E allora, questa Via crucis – che il suo autore ha voluto sottotitolare orazione civile – noi la intendiamo come un tentativo di coltivare il civis di domani. Un po’ come, in fondo, nel Pinocchio nero di Baliani: da burattini di legno a bambini in carne ed ossa, da ragazzi di strada di un infernale slum africano a persone, con un’identità e una consapevolezza.