STOP MAKING SENSE
IIª mossa del progetto
> > > > I N M O V I M E N T O
in collaborazione con la Fondazione LHS (Leadership in Health and Safety)
regia e drammaturgia
Silvia Cattoi e Juri Piroddi
con
Silvia Cattoi, Daniela Marongiu, Giammarco Mereu
Juri Piroddi, Yamina Piroddi, Simone Pistis, Antonio Sida
musiche dal vivo
Simone Pistis
tecnica
Antonio Sida
collaborazione
Sergio Cadeddu ed Ennio Ruffolo
testi liberamente ispirati a
Woody Allen, Samuel Beckett, Chuck Palahniuk, Ivan Viripaev
musiche
Erik Satie, Ennio Morricone/Metallica, Luis Enriquez Bacalov, Antonello Murgia, Talking Heads, Yann Tiersen, Jimmy Scott
trailer (4 minuti): www.youtube.com/watch
trailer su You Tube (18 minuti): www.youtube.com/watch
video (montaggio di 18 min.): https://vimeo.com/53956680
Servizio di RAI 3 sul laboratorio teatrale legato a "SMS/in movimento" (Genova, maggio 2012), qui: http://vimeo.com/42216577
«Uno spettacolo-verità emozionante e coinvolgente». Silvia Ambrosi, fotografa, Genova maggio 2012.
«L'arte che parla alla mente e al cuore: difficile descrivere SMS/Stop Making Sense di Rossolevante se non come un inno alla gioia, un frammento di poesia viva e vibrante, un'esplosione di emozioni che offre una rivelazione tenera e ironica, lucida e struggente sul senso della vita. Un rito, una calligrafia di corpi danzanti, ciascuno a suo modo, con il suo segreto, il peso leggero di una diversità: senza giudizio, senza regole, in un'assoluta libertà d'espressione che concede il volo e l'immobilità, il fascino di un sorriso, l'intensità di uno sguardo, in un crescendo che vince il dolore e la paura, la timidezza, perfino il disincanto (…)» Anna Brotzu, su Teatro.Org del 21 dicembre 2013
«Volevo porgere le mie più sentite congratulazioni per lo spettacolo SMS-In Movimento. In pochi minuti avete raccontato delle vere e proprie storie che mi hanno colpito ed emozionato moltissimo. Siete riusciti a farmi arrivare il messaggio che la differenza non è un male, né tanto meno una cosa della quale sentirsi abbattuti, è invece qualcosa da mostrare con onore e dignità (…)» Elisa, studentessa dell’ITC “Satta” di Nuoro, 18 dicembre 2013.
«L'incontro con l'alterità è il cuore del lavoro di ricerca degli ogliastrini Rossolevante che ha mostrato nel nuovo Stop making sense (idea e regia di Silvia Cattoi e Juri Piroddi) una significativa maturazione. Lo spettacolo a tinte forti libera energia facendo i conti - e facendoli fare anche agli spettatori - con l'attenzione che una società egoista pone nei confronti di chi è portatore di handicap e si rivela invece, ad uno sguardo attento, portatore di una bellezza che pur "amara" fa volare in alto. Rossolevante mescola i linguaggi con efficacia - dalla danza al circo - e ben calibrato dosaggio. L'azione degli attori è incisiva, sapiente e tocca il cuore in profondità per leggerezza poetica. Una rivelazione.» Walter Porcedda, La Nuova Sardegna, 9 agosto 2012.
«(…) Ecco, Stop making sense è questo: l'irresistibile bellezza del creato, in tutte le sue forme, che sono destinate, ineluttabilmente, al degrado e alla morte, passando attraverso qualcosa di difficile e importante: la dipendenza, che spesso è una maledizione, talvolta una grazia. Giammarco Mereu ci racconta d'aver bisogno «che qualcuno dipenda da me», qualcuno «per cui essere indispensabile», una «dipendenza reciproca. Come una medicina, che può farti bene e male al tempo stesso [...], intrappolati su questo pianeta con i cervelli che abbiamo, e due braccia e due gambe come tutti. Siamo così intrappolati che qualsiasi via d'uscita riusciamo a immaginare è solo un'altra parte della trappola».
Prigioniero del suo feroce incidente sul lavoro (per il quale non riesce ad avere giustizia civile, e questo non voglio mai dimenticarlo), sta cercando di trasformare la sua rabbia senza fine in qualcosa che gli permetta di dare un senso ai suoi giorni difficili e al dolore fisico cui il suo corpo martoriato lo sottopone. Corpo che non ha meritato un invecchiamento naturale, ma di essere reciso in un istante da un cancello mal fissato in un cantiere.
Il suo è un corpo tradito (…) come il corpo di Daniela Marongiu, scelta - chissà per quale motivo o colpa - dalla mucopolisaccaridosi per il martirio. Eppure Daniela non smette di sorridere. E quando ti parla non conosce rabbia, ma dolcezza e una pazienza senza fine. No, non è vero senza fine, perché la fine ci aspetta tutti, come ci ricordano le due grottesche sorelle siamesi di SMS: «un giorno come tutti gli altri lui è diventato muto, un giorno io sono diventato cieco, un giorno diventeremo sordi, un giorno siamo nati, un giorno moriremo, lo stesso giorno, lo stesso istante, non vi basta? Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende in un istante, ed è subito notte».
Una notte dura da accettare, ma quando siamo venuti al mondo non abbiamo firmato nessun contratto a nostra garanzia: qualcuno più fortunato paga il conto più tardi, altri lo pagano prima, qualcuno subito. In ogni caso, quel tempo - quale che sia - non è che un battito d'ali su un pianeta che è poco più che polvere nell'universo.» Da Corpi d'amare di Francesco Niccolini.
«(...) Stop making sense è uno spettacolo inserito in un progetto che pone al centro del lavoro scenico l’incontro con l’alterità. La differenza. E se qualcuno fosse sfiorato dal dubbio che la differenza sia una sottrazione, avrebbe dovuto vedere Daniela sul palcoscenico ieri: altro che sottrazione, una somma che tende all’infinito. Energia pura. Gesti lievi come soffi capaci di scuoterti come un uragano, tanto che ti viene proprio da crederci che il battito di una farfalla possa provocare le maree dall’altra parte del mondo. Viene da credere che le possa provocare lei le maree dall’altra parte del mondo. Lei con gli altri. Con quel bravissimo regista che della differenza ha visto, colto, e condiviso le infinite somme. Con gli altri attori, tutti diversi, ma accomunati da una specialissima abilità di incontro con l’altro.» Sandra Olianas, Blogger, 7 settembre 2013.
«Arriva tutta l'emozione, l'intensità e, mi sembra di capire, la gioia di vivere e la poesia di una condizione che di solito viene definita "handicappante" ma che ci fa capire che gli handicappati probabilmente siamo noi, che non sappiamo godere di questa bella cosa che è la vita. E' struggente. Bravissimi».
Gianfranco Angei, Regista e Direttore Artistico della Compagnia Actores Alidos.
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Cosa è Stop making sense.
di Lorenzo Braccialini *
«Non è un circo dove portare fenomeni da baraccone, perché la gente possa andarli a vedere con i propri figli e poi tornare a casa serena e tranquilla, come una normale domenica allo zoo.
Non e' una giostra dove, con un atto di ipocrita misericordia, portare gli sfortunati deboli elementi della società a fare un giro, "a prendere un po' d'aria" come si fa certe volte, con un gesto di meschina pietà, nei confronti dei poveri animali tenuti in gabbia.
Non è neanche il sermone della domenica, dove bisogna andare e sostenere una falsa donazione, per apparire membri della "società dabbene".
Vi dirò io cosa ho visto in questo spettacolo: la Cultura! La nostra risorsa, quella stessa che molte volte il nostro popolo non sembra degno di custodire.
Questo paese naviga nell'arcobaleno ma è così cieco che crede di trovarsi nella nebbia.
Abbiamo una montagna di ricchezze alle nostre spalle e continuiamo a chiamarla spazzatura. Con una mano continuiamo a produrla, mentre con fare rabbioso dell'altra cerchiamo di distruggerla.
Ma non è forse proprio della cultura suscitare nuove idee e formare una classe di cittadini più educata e civile?
Non è forse attraverso la conoscenza del mondo che si può intervenire per salvarlo, che si possono prevenire le azioni folli di una parte dell'uomo?
La Prevenzione, quella parola che sentiamo ripetere tante volte dopo le disgrazie, gli incidenti sul lavoro e negli ospedali; quella parola di cui molta della nostra classe dirigente si riempie la bocca, sì tanto che ormai questa è divenuta come l'eco: non vale più nulla, è solo uno scemante brusio.
Qui l'ho vista!
Qui finalmente si è rivestita del proprio significato, qui finalmente si è concretizzata! Ha preso forma e vita!
Ho visto e trovato la Comunione tra le persone, che si sono sostenute spalla a spalla, che hanno condiviso la propria storia in maniera pulita, onesta, sincera. Persone che non hanno dovuto indossare le maschere che la società ci impone, ma che sono state semplicemente e solamente se stesse.
E infine vi ho visto il Teatro** quale luogo dove è possibile evocare la vita, la sua imprevedibilità, i suoi rischi e tuttavia la sua bellezza.»
(*) Lorenzo Braccialini è stato uno dei partecipanti al laboratorio e allo spettacolo IN MOVIMENTO / STOP MAKING SENSE a Genova nel maggio 2012. Lorenzo, 22 anni, è tetraplegico in seguito ad un brutto incidente capitatogli all’età di 17 anni durante un’attività sportiva scolastica. (**) Marco Mario de Notaris: "Il Teatro è la possibilità di evocare la vita, la sua imprevedibilità, i suoi rischi".
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STOP MAKING SENSE (SMS) si inserisce in un progetto pluriennale di ricerca denominato > > > IN MOVIMENTO – di cui rappresenta la seconda mossa (lo spettacolo REDEMPTION SONG - che ha debuttato nell’agosto del 2011 - ne è la prima).
Il progetto pone al centro del lavoro scenico l’incontro con l’alterità. Ovvero: non tanto l’inclusione del singolo performer in quanto individuo portatore di handicap, bensì in quanto portatore di una diversa abilità. Per questo SMS include persone di età, genere, provenienza geografica, competenze, psico-fisicità, abilità diverse (appunto).
Per noi di Rossolevante il teatro nasce da una ferita, da una necessità e da una urgenza. Ma anche da un incontro: con un luogo (un bosco, una montagna, una città), un testo (non necessariamente scritto per la scena), una musica (suoni/rumori), un altro (almeno) essere umano. Nel caso di SMS ha prevalso quest'ultimo tipo di incontro.
STOP MAKING SENSE: il titolo la dice lunga sulla piega che ha preso il lavoro. Lo spettacolo infatti si è andato strutturando utilizzando tutto quello che l’incontro dei corpi nello spazio è riuscito a produrre di bello – non dobbiamo avere paura ad usare questa parola che, per noi di Rossolevante, sintetizza efficacemente tutto ciò che in teatro funziona (arriva, colpisce, tocca in profondità) – anche se può trattarsi di una bellezza amara. Senza censure preventive. Mescolando l’”alto” ed il “basso”, mescolando i generi, gli stili, i linguaggi. Un impasto di desideri, limiti e superamento degli stessi. Abbiamo trovato la giusta collocazione a tutto quello che ci piace fare. SMS si compone di diversi quadri autonomi e apparentemente scollegati uno dall’altro, montati usando una logica “cinematografica”, o brechtiana – se si preferisce. Il filo rosso che li unisce è solo quello della necessità – madre del nostro destino.
Ma se proprio volessimo cercare un sapore prevalente in SMS, sarebbe quello della gioia ritrovata, nonostante tutto (bisogna immaginare Sisifo felice, ci ammoniva Camus…).
STOP MAKING SENSE è – in origine – il titolo di un album dei Talking Heads e di un film del 1984 (una sorta di concert movie diretto Jonathan Demme). Primi anni Ottanta. Un quarto di
secolo fa. Le nostre adolescenze inquiete. Tutta una vita davanti.