Giorni rubati

Foto Carta

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDAGLIA DI RAPPRESENTANZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA lo spettacolo ha il Patrocinio della Direzione Generale dell’ANMIL  in collaborazione con la Fondazione LHS (Leadership in Health and Safety)  |  una creazione nata col contributo di: Provincia Ogliastra, INAIL Direzione Regionale della Sardegna, ASL n.4 - Lanusei, Comune di Tortolì, ANMIL Nuoro

«GIORNI RUBATI»
D10, D11

regia  Silvia Cattoi e Juri Piroddi

con  Giammarco Mereu, Silvia Cattoi, Juri Piroddi, Antonio Sida

drammaturgia  collettiva

musiche di scena eseguite dal vivo  Simone Pistis

foto  Franco Carta, Antonia Dettori, Lara Depau, Pietro Basoccu

video  Fabio Fiandrini

........

HANNO DETTO DELLO SPETTACOLO

“Si è trattato di uno spettacolo straordinario, commovente, che didatticamente vale più di cento discorsi di esperti, analisti, docenti e autorità a vario titolo. (…) Straordinario. Si tratta, in poche parole, di una rappresentazione che vale la pena di mettere in scena in tutte le scuole superiori. Vale più di mille discorsi ufficiali.”
Antonio Bassu, giornalista.

“Un gruppo di artisti, la compagnia Rossolevante di Arbatax sulla costa orientale della Sardegna, che si mette a disposizione di una storia straordinaria per farne uno spettacolo. Uno spettacolo politico certo, un tempo si sarebbe detto quasi «agit prop», e che invece ha una potenza poetica impressionante, anche se la storia che narra è quella di un dramma. In meno di un'ora, scorre sulla scena non solo il racconto della tragedia, ma anche tutto il flusso di sentimenti, reazioni, strumenti e ammonizioni che da quella esperienza nascono. E che possono avere un senso civile ed esistenziale per tutti gli spettatori, non solo per quelli che abitualmente devono fare i conti con la sicurezza sul proprio posto di lavoro. Ma non c'è facile spirito consolatorio in quel racconto (…) fuori di ogni retorica e ipocrisia il tema viene affrontato in positivo, tra le parole e i versi dello stesso Mereu, e l'accompagnamento suadente delle musiche di Brioni su fisarmonica, chitarra e armonica. Ci sono momenti sconvolgenti, ed altri dolcissimi, come quella piuma che volando dà peso specifico solidissimo a emozioni e dolori che il caso insinua nella vita quotidiana. E che alla fine, in uno swing cantato a quattro voci, apre uno squarcio di struggente speranza per il futuro."
Gianfranco Capitta, critico teatrale.

"Sapere di voi e vedere come avete colto l’eredità migliore dei nostri maestri comuni mi dona grande gioia e coraggio. Grazie ancora.”
Gustavo Giacosa, attore della Compagnia Pippo Delbono.

“Trend, statistiche, valutazioni e previsioni, costituiscono il contenuto tipico e ripetitivo degli appuntamenti che, ogni anno, in sede di Rapporto vengono offerti alle diverse categorie destinatarie delle informazioni (...). Non è casuale la proposizione, in occasione della presentazione del Rapporto regionale, di un testo teatrale che nasce sul territorio e che vede come autore-protagonista un grande invalido, capace di superare l’esperienza tragica dell’infortunio, rielaborandola in forma scenica; un testo di forte impatto emotivo e un messaggio valoriale trasversale, di per sé molto più efficace delle tante parole e delle buone intenzioni che spesso esauriscono e limitano la portata dei nostri dibattiti.”
Onofrio di Gennaro, Direttore Regionale INAIL Sardegna.

"Più di tutto, in Giorni rubati traspare la generosità del Combattente. Si definisce così, nelle sue poesie, Giammarco Mereu. Generosità è trovare l’energia, nonostante tutto, per raccontare quel che può accadere quando il sistema che dovrebbe garantire una protezione adeguata a chiunque svolga un lavoro non funziona. Lo spettacolo suscita emozioni e induce a riflettere. Io lo leggo come un esempio e monito. A fare di più e meglio per far sì che i luoghi dove si lavora non siano trappole. Giammarco lo sta facendo, perché raccontare è fare qualcosa. Tradurre in teatro questa realtà ci sprona a uscire dai nostri egoismi e ci insegna ad amare la vita, a pensare agli altri, a guardarci allo specchio per chiederci noi, cosa stiamo facendo?”
Enzo Costa, Segretario Generale CGIL Sardegna.

"Lo spettacolo Giorni rubati nasce da un incontro forte tra arte e vita. Il protagonista dello spettacolo è stato vittima di un devastante incidente sul lavoro e nella messa in scena della sua drammatica esperienza ci dimostra quanto la testimonianza di un individuo possa essere accolta nella cultura per diventare patrimonio di tutti. Lo spettacolo affronta con coraggio un tema inusuale per i palcoscenici e lo fa con grande passione, professionalità e donando al pubblico intense emozioni. (…) Progetti come questi aiutano a far conoscere alle nuove generazioni il complesso percorso dei loro attuali e futuri diritti in un momento in cui assistiamo ad una rinvigorita offensiva contro la dignità del lavoro e le libertà sindacali e il riemergere di vecchie e nuove forme di sfruttamento."
Cecilia d’Elia, Assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma.

"La voce di Giammarco Mereu, che con grande generosità ha messo a disposizione della collettività la drammaticità della sua esperienza, è la testimonianza di tante storie che ogni giorno si consumano in Italia. (…) Usare il teatro come strumento di comunicazione rappresenta una novità importante per condividere con il pubblico sia un’esperienza drammatica, sia per dare un contributo alla crescita culturale dei cittadini nei confronti del tema della sicurezza e prevenzione. La Presidenza del Consiglio Provinciale sostiene la “tournèe cittadina” di Giorni rubati convinta della validità del suo messaggio ed è per questo che lo spettacolo verrà riproposto il 25 maggio alle scuole, in occasione della III^ edizione del Premio Falcone-Borsellino."
Pina Maturani, Presidente del Consiglio della Provincia di Roma.

“I passaggi narrativi si animano su un palcoscenico disadorno, metafora di un mondo vuoto in cui la parola si pone come elemento centrale, per affermare se stessa. Sono parole dolci e amare, di rabbia e di speranza, sempre vere. Mereu veste i panni dell'attore all'inizio dello spettacolo, quando, echeggiando lo stile del teatro politico, interpreta con accenti napoletani i medici che lo curarono con un certo cinismo e ipocrisia. Poi l'attore abbandona la finzione teatrale e diventa Giammarco Mereu che racconta se stesso. Dal dramma sociale - prodotto di condizioni di insicurezza sul lavoro - si passa al dramma umano, senza retorica o luoghi comuni della politica, piuttosto con coinvolgente delicatezza. Le parole e i pensieri, che si sprigionano dalla prigionia di un corpo bloccato su due ruote, ora rincorrono nuovi percorsi per disegnare una nuova vita, con la leggerezza dei veri sentimenti, con la ricerca di una dimensione positiva e propositiva. E' questa la drammatica e straordinaria storia di Giammarco Mereu, uomo sfortunato e ora attore che attraverso il teatro non cerca patetica consolazione, ma vive un rapporto comunicativo con la realtà e con se stesso, contro il peso della solitudine e l'emarginazione, che sconfigge su un palcoscenico disadorno al cospetto di una platea solidale e plaudente, come quella che si è raccolta nella sala del Teatro Comunale di Gries."      Massimo Bertoldi, giornalista.

"Giammarco ha subito un colpo terribile dalla vita, dall’indifferenza delle persone, da un modo cieco e spietato di pensare il lavoro e la vita dei lavoratori. Ora Giammarco, con straordinaria forza, ha però deciso di restituire quel colpo, riuscendo a parlare di ciò che gli è accaduto e di come vive la propria realtà. Facendo questo, Giammarco colpisce tre volte, dritto al cuore di chi, per difesa o per distacco, pensa che “tanto a me non potrà mai capitare”. Colpisce la cecità di chi pensa che la sicurezza sul lavoro, e quindi il valore della vita umana, sia un orpello inutile o un pesante costo da tagliare quanto più possibile. Colpisce la colpevole leggerezza per cui, di fronte ad una condizione di pericolo, si sente più facile girarsi dall’altra parte. Raccontando la sua storia, Giammarco riesce a lacerare l’animo di ciascuno di noi, facendoci indossare, a viva forza, i suoi panni, chiamandoci direttamente in causa e domandando:tu, che cosa farai da adesso in poi?”
Sabatino De Sanctis, Vice Presidente Fondazione Leadership in Health & Safety. 

“Una rappresentazione intensa e commovente, capace di far riflettere su come un incidente possa cambiare la vita di qualsiasi persona."
Adriano Luci, Presidente Confindustria Udine.

“Uno spettacolo che tutti dovrebbero vedere: intenso e utile a formare, soprattutto nei giovani, una coscienza civile. I dialoghi profondi e a tratti Ironici, che riescono a strappare un sorriso (triste), permettono allo spettatore di affacciarsi su un mondo lontano dagli stereotipi che la società di oggi ci offre. Il protagonista, con il suo esempio di coraggio e determinazione, ci dà un grande insegnamento: fatti e non parole”.
Gianni Carassale, CGIL La Spezia.

“Lo spettacolo, nella sua essenzialità, è davvero straordinario.”
Giovanni Rispoli, giornalista.

“Lo spettacolo Giorni rubati pone l’esplicita finalità di promuovere un vero e proprio cambiamento culturale, un processo collettivo di sensibilizzazione e responsabilizzazione (…). Un contributo al formarsi di quella consapevolezza collettiva che, sola, può eliminare ogni residuo atteggiamento di fatalismo, rassegnazione o, peggio, di adesione formale alle norme, nella certezza che insieme, imprese e istituzioni pubbliche – usando le leve della formazione e dell’informazione – possiamo eliminare, sul nascere, il determinarsi di ogni condizione di rischio.”
Giuseppe D’Antonio, Direttore della Sede INAIL di Genova.

"Uno schiaffo in pieno volto. Chi ha già assistito a Giorni rubati esce da teatro travolto da emozioni violente. Attraverso fredde statistiche o piatte cronache, la dimensione drammatica degli incidenti sul lavoro sfuma d'intensità. Per coglierla davvero serve altro. Qualcosa come la pièce di Giammarco Mereu con la Compagnia Rossolevante (regia di Juri Piroddi). (...) Difficile trattenere le lacrime, di fronte all'intensità della rappresentazione, quanto sorridere, fra le buffe pieghe che percorrono anche la sofferenza. Di sicuro è uno spettacolo che induce a riflettere." Mauro Cerri, giornalista.

"Stamattina ho assistito alla rappresentazione a Pordenone, volevo complimentarmi per come siete riusciti a trasmettere tanti sentimenti ed emozioni, mi è piaciuto moltissimo. Credo abbiate colpito nel segno e che i ragazzi presenti non si dimenticheranno mai quello che hanno vissuto stamattina. All'inizio c'erano risate e scherzi poi, non si è sentito più volare una mosca. Mi piacerebbe sapere se siete disponibili a ritornare in questa zona. Grazie ancora per quello che ci avete trasmesso."
Francesca Miorin, Pordenone.

"All'inizio avevo un po' di reticenza a guardare Giorni rubati (…), perché s'indovina dove ci porta. Ma dopo cambia. Credo che questo abbia luogo per due ragioni: la particolarità del personaggio centrale (Giammarco) e la delicatezza del tuo sguardo di regista. Penso in particolare alle scene più dure come la vestizione sul lettino e la caduta dalla sedia a rotelle. In queste due scene essenziali, la bellezza dello sguardo e del corpo, la decenza (nel suo senso inglese: qualità di un uomo per bene) della presenza di Giammarco trasforma la repulsione in rispetto attento. Trovo il lavoro video notevole, con una costruzione limpida e una musica molto bella."
François Kahn, attore-regista, "Odradek Théâtre" – Parigi.

"Come sindacati nazionali dell'edilizia e dei materiali da costruzione Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-CGIL, riteniamo che tra i nostri compiti fondamentali ci siano l'impegno per diffondere una cultura della sicurezza e per affermare e difendere i diritti dei lavoratori, a partire dal diritto alla salute. La nostra convinzione è che la drammatica catena di infortuni e incidenti mortali si possa spezzare attraverso regole, controlli e formazione. (...) Il nostro sostegno al Progetto Giorni rubati va proprio in questa direzione: siamo certi che ogni forma d'arte, e quindi anche il teatro, soprattutto quando sono rivolti ad un pubblico giovane, costituiscono uno strumento prezioso ed efficace di diffusione della cultura della prevenzione." Sindacati Nazionali delle costruzioni Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-CGIL.

"Finalmente ieri sera ho potuto apprezzare "Giorni rubati": davanti ad uno spettacolo con tale intensità umana e attoriale e grande sensibilità artistica nel tradurre scenicamente uno spaccato di cruda realtà si rischia di essere banali nell'esprimere qualsiasi opinione... posso dirvi semplicemente che alla fine dello spettacolo sono rimasto turbato, coinvolto emotivamente, psicologicamente e artisticamente. Appena sono rientrato a casa, quasi a non voler rinunciare a un rapporto con voi, ho voluto guardare immediatamente i video. Devo dire che raramente riesco a guardare un lavoro teatrale in video ma questo sa catturarti, mantenerti incollato, grazie alla forza comunicativa di Giammarco e all'ottimo lavoro di ripresa e montaggio. Insomma ragazzi, siete una bella realtà, una compagnia viva, dinamica, e creativa."
Gianfranco Angei, Compagnia teatrale "Actores Alidos" - Cagliari.

“Spettacolo di notevole efficacia comunicativa. Strutturato molto bene lo svolgimento delle diverse fasi teatrali e narrative, intercalate da pezzi musicali interessanti ed eseguiti in modo originale. Bravissimi gli attori. Il teatro era gremito e, al termine della rappresentazione, il pubblico si è mostrato entusiasta. Gli attori, gli autori, gli organizzatori e i sostenitori dell'iniziativa sono stati applauditissimi. Bello!”
Nicoletta Vinciguerra, scrittrice.

“Ho assistito allo spettacolo "Giorni rubati" che avete organizzato ad Ostia presso il teatro "Affabulazione". Sono rimasta coinvolta e mi piacerebbe dare il mio contributo per diffondere la cultura della sicurezza nel mondo del lavoro. Ritengo che la scelta di Giammarco Mereu di raccontare in prima persona la propria storia sia eccellente. (…) Grazie di cuore soprattutto al sig. Mereu per avermi aperto gli occhi e il cuore.”
Raffaella Vitali, Roma.

“Nella società moderna, non c'è tempo di fermarsi a compiangersi, troppa frenesia, troppa fretta, è una continua corsa al dopo, stai male? sei di impaccio non vai bene, non servi più, non corri come prima, non sei più quello di ieri, peggio per te chi se ne frega rimani lì. Non sei inutile, ma quasi. Due giorni di laboratorio, praticamente insieme 6 ore, poi lo spettacolo di Juri Giammarco Silvia e Giancarlo, come conoscervi da una vita, avete lasciato in me qualcosa di indescrivibile, un segno indelebile, grazie grazie di vero cuore, un abbraccio a tutti voi.”
Salvatore Garrasi, invalido sul lavoro - La Spezia.

"Finalmente sono riuscita a guardare il video di Giorni rubati, complimenti vivissimi!! Se capisco bene questo promo, girato benissimo, è una sintesi dello spettacolo, ma già così potrebbe vivere di vita sua. Mi ha fatto un'ottima impressione, bravi tutti, belli i testi e la regia, coinvolgente oltre che coraggioso Mereu. Mi piacerebbe vedere lo spettacolo intero dal vivo. Spero che ce ne sia presto occasione!”
Manuela Martinez, organizzatrice Teatro "Archivolto" - Genova.

“La forza della vicenda emerge in particolare nei momenti di racconto del protagonista in prima persona. Molto intensi anche i momenti musicali e di movimenti sulla scena, come la piuma, il momento in cui il protagonista porta il compagno sulle ginocchia, la caduta. Il tema è affrontato in maniera cruda e non retorica e la stessa messa in scena diventa una maniera di elaborare il dolore.”
Gruppo dei “Visionari”, che hanno selezionato tutti i 254 DVD arrivati al “Kilowatt Festival 2010”.

“Uno spettacolo scritto sulla pelle, una testimonianza diretta, intensa e commovente su come l’esistenza può cambiare in un istante ma anche l’eccezionale forza di un uomo che non si arrende.”
Giancarlo Biffi, attore-regista, direttore artistico della Compagnia "Cada Die Teatro". 

“Ho visto questa sera al Palladium "Giorni rubati". Volevo solo ringraziarvi tantissimo per le emozioni che mi avete fatto vivere. Io credo che tutti dovremmo cercare di dare un senso al nostro tempo e penso che Giammarco Mereu ci sia riuscito. La sua è un'intensa, potente e coraggiosa testimonianza. Grazie.”
Daniela, Roma.

“Il lavoro mi è sembrato molto interessante, ovviamente non si discute sul messaggio sociale che avete voluto dare. Ma ti dirò che la rappresentazione è stata interessante anche dal punto di vista artistico, Giammarco ci ha messo tanta forza e passione.”
Antonia Dettori, fotografa.

“Ieri sono venuta a vedere il vostro spettacolo con due amici, ci è piaciuto veramente tanto. Volevo farvi i complimenti per aver dato voce ad un'esperienza così traumatica e averci trasmesso un cosi bel messaggio di speranza.”
Katia Luciani, operatrice di pace.

“Non raccolgo che messaggi di lode e intensa commozione. Seppure descritto come lo squartamento di una lama, questo lascia solo senso di ritrovata dimensione della propria esistenza”.
Monica Dei, assicuratrice.

“Spettacoli di questo tipo dovrebbero essere sempre più frequenti! Per quanto riguarda la tromba è molto bello che tu riesca a conciliare questa tua passione con il lavoro... molti musicisti non hanno questa possibilità. Continua così!”
Laura Cocco, trombettista.

“Poche parole ma profondamente toccanti, da pelle d'oca, commozione e rabbia.”
Valerio Pisano, artista.

“La vostra opera mi ha colpito molto, essendo figlio di operaio ed extracomunitaria vissuto nella campagna toscana (…) e avendo sempre avuto una certa allergia/diffidenza per certa cultura scritta e recitata, troppo fatta a tavolino, di sudate carte, di "ogni parola una bugia" (come il buon Italo Svevo, psicanalizzato, era costretto a confessarsi...). Vedere invece un'opera che racconta la storia di un operaio dalla voce e dal corpo dello stesso operaio che ha vissuto nella realtà tale storia, mi ha fatto pensare ad una superiorità - rispetto a questo punto di vista che sto illustrando - del vostro discorso culturale.”
Maurizio Tani, Professore di Lingua e Cultura Italiana in Islanda.

“Ancora una volta rinnovo il mio ringraziamento per la serata emozionante e soprattutto per la sensazione che ho provato ancora più forte il giorno dopo: avete fatto un ottimo lavoro che lascia sicuramente nella gente che ha il piacere di vedervi un misto di tristezza, consapevolezza, orgoglio e speranza; io mi sento più ricca e sono onorata di aver stretto la mano ad un uomo che non teme la parola felicità, parola che forse usiamo troppo poco.”
Simona Delbosco, organizzatrice Art Quarium - Torino.

“Ciao, e scusatemi di questa mia e-mail scritta di getto per dimostrarvi il mio pur semplice affetto. Ero presente a Bologna alla Fiera Ambiente Sicurezza venerdì 18 ottobre scorso. Mi chiamo Massimo Romanutti di Udine, sono un impiegato di un’azienda che produce divani, appena ho letto che ci sarebbe stato il vostro spettacolo teatrale in fiera ho voluto esserci! (…) È stato qualcosa di unico non ho altre parole… anzi ne avrei mille, ma unico è quello che mi esce. Dico che dovrebbero vederlo tutti a partire dalle scuole medie e superiori , nelle università, nei teatri di tutta Italia!!
Uno spettacolo che in meno di un’ora ti proietta in un mondo parallelo che non è fatto di compassione ma di emozione… un’emozione che rimarrà dentro di me.
Credo sia il “corso di sicurezza sul lavoro” più formativo ed arricchente al quale io possa avere avuto il privilegio di assistere! Grazie infinite.”
Massimo Romanutti, Udine.

“Sono un docente del gruppo di scuole che venerdì scorso (27 settembre 2013 n.d.r.) ha partecipato alla vostra rappresentazione teatrale al Teatro Politema Pratese. Abbiamo seguito con interesse e passione la vostra performance e ci aspettavamo che alla fine dello spettacolo Giammarco si alzasse, eravamo convinti che stesse recitando (!) Purtroppo, da questo punto di vista ci ha delusi... Voglio invece, a nome di quelli che hanno seguito lo spettacolo, ringraziarvi per le tante emozioni che ci avete trasmesso sottolineando la situazione di difficoltà in cui si viene a trovare chi purtroppo ha lasciato parte di sé per il bene altrui. Grazie ancora e spero che sia stato di insegnamento per i ragazzi... e non solo.”
Prof. Giuseppe Cortese, Prato.

“Unico nel suo genere e di forte impatto emotivo, rappresenta una modalità alternativa ed estremamente pregnante, di raccontare la sicurezza. (…) Ciò che colpisce di questo testo, ben recitato e messo in scena con vibrante convinzione, è che il messaggio che intende lanciare va ben oltre il monito sul rispetto dei valori della sicurezza sul lavoro e della dignità del lavoratore: Mereu ci induce a riflettere su cosa sia realmente la Felicità, se abbiamo capito che essa può consistere anche solo nell'Esserci ogni giorno. Questo testo ci scuote, facendoci riflettere su quanto possiamo essere fragili, ben prima che ce lo dimostri un incidente che spezzi per sempre la nostra spina dorsale e di quanto dobbiamo, ogni giorno essere forti e non fare mai “un passo indietro” per ribadire l’importanza della nostra Esistenza ed essere grati e felici per essa. L’auspicio è che questo messaggio e questo testo teatrale raggiunga presto altri teatri in tutta Italia e tutti i contesti lavorativi nei quali la sicurezza non viene rispettata, in tutte quelle strade di cantiere senza nome dove spesso si smarrisce il nostro rispetto per la dignità umana.”
Dott. Antonio Mazzucca, Bologna.

“Ringraziamo la Compagnia Rossolevante per averci dato l’opportunità di offrire al pubblico di Ambiente Lavoro Giorni rubati che ha letteralmente illuminato la manifestazione. Oltre alla soddisfazione provata a livello professionale per essere riusciti a realizzare lo spettacolo in un contesto così particolare come quello fieristico, quello che più conta sono le emozioni provate che ci porteremo sempre dentro.”
Antonella De Nuntiis, Emanuela Pavarelli, SENAF.

"Questo lavoro fa riflettere e sono certo che accresca la sensibilità delle persone che lo vedono, è doveroso parlarne e deve trovare la massima diffusione cosicché possa rappresentare un valido contributo per aumentare l’attenzione e ridurre i rischi d’infortunio."
Stefano Parrichini, Segretario Generale Fillea CGIL/AGB - Bolzano.
........

Il punto di partenza nella creazione di questo lavoro è stato il terribile incidente subito da un giovane operaio nostro amico:

Era uno di quegli autunni caldi, che fanno fatica a lasciare strada all’inverno. Era martedì e già pensavo a quello che avrei fatto la domenica. Quella domenica non è mai arrivata e non arriverà mai più. Ora tu fermati e dimmi: sei felice? No, non tra cinque anni, non tra dieci. Adesso, ora - dimmi: tu sei felice?

È qui che comincia la storia di Giammarco M. che una sera di novembre del 2006 – a soli 37 anni – è rimasto schiacciato sotto un cancello di 600 chili che gli ha spezzato la schiena e tolto per sempre la possibilità di camminare.
La storia di Giammarco è la storia di tanti (troppi) altri.
È la storia di chi ha dovuto re imparare tutto, rivedere tutto, riscoprire tutto.
È la storia di una lotta personale che vuole diventare anche una lotta comune, perché si parli di questo problema tremendo, di queste tragedie che ogni giorno colpiscono il mondo del lavoro, come una sorta di guerra sotterranea che nessuno vuol vedere o di cui vuol sentire parlare.

Quanti sono ogni anno i morti sul lavoro?
Quanti sono ogni anno gli invalidi sul lavoro?
Quale tipo di invalidità permanente subiscono?
Quali sono i settori del lavoro più colpiti?
C’è un reale problema di sicurezza che riguarda il mondo del lavoro o è solamente questione di “fatalità”?

Le statistiche parlano chiaro, rilevato che, solo nel 2008:
874.940 (di cui 143.561 stranieri) – sono il numero degli infortuni sul lavoro
1.120 – le morti bianche
29.704 – le malattie professionali denunciate…
Un altro dato scoraggiante: in Europa, i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni hanno almeno il 50% di probabilità in più di rimanere vittima di un infortunio sul lavoro rispetto ai lavoratori con più esperienza.

Ma più chiaro ancora può parlare chi in quelle statistiche c’è stato spinto a forza da una mano invisibile a cui è difficile dare un nome: sfortuna, destino o profitto?

Come cambia la vita, come cambiano gli affetti, le amicizie, l’amore, il sesso?
Come e dove trovare la forza per affrontare questo mutamento quando la domanda che ti assilla ogni giorno è Perché, perché a me? – e non c’è altra risposta se non quella delle oggettive condizione di lavoro a cui sono sottoposti migliaia di operai, il ricatto del lavoro che non c’è, l’incubo della crisi, della disoccupazione, dell’emigrazione, le buste paga che non crescono mai, gli orari massacranti, la sicurezza che spesso non c’è perché influisce del 40% sulle spese di un’impresa. Ad essere sottoposta a critica sferzante dovrebbe essere l’intera organizzazione materiale del lavoro. Non c’è un altro perché. Con Giorni rubati raccontiamo una vicenda personale per arrivare ad abbracciare le innumerevoli storie che ogni giorno si consumano in Italia e nel mondo.

............

Come una piuma
di Silvia Cattoi

amicizia – tradimento
amore – pietà
lavoro – caos
futuro – non lo so
viaggio – difficoltà
caldo – tristezza
dormire – soffrire
sesso – cambiamento
salute – tutto
felicità – ogni giorno

Questo elenco non è mio. In uno dei primi incontri di lavoro per la creazione dello spettacolo abbiamo fatto il gioco delle parole. Juri diceva una parola e Giammarco doveva rispondere con la prima cosa che gli veniva in mente. Durante questa fase creativa iniziale ci siamo accorti che per Giammarco certe parole hanno assunto un sapore diverso da prima, da quando era in piedi, per usare una sua espressione. La parola mediare, ad esempio, usata spesso da uno dei medici che si sono occupati del suo caso. Giustamente, Giammarco gli ha fatto notare che ora, per lui, non è più tempo di mediare ma di fare.
Io avrei voluto che lo spettacolo si intitolasse Ogni giorno perché è bello pensare alla felicità in questi termini. Ma anche perché ogni giorno, purtroppo, ci sono tanti incidente sul lavoro, spesso mortali.
Certe volte penso che con tutto il materiale che abbiamo raccolto in questi mesi di prove si potrebbero fare altri due o tre spettacoli, e magari il prossimo si intitolerà proprio così: Ogni giorno.

Il momento della creazione di un nuovo spettacolo è sempre qualcosa di magico, un salto nel vuoto, tutto può succedere: si fanno dei tentativi, si selezionano i materiali, si sbaglia, si aggiusta, si scopre, si apprende. È un viaggio che termina nello spettacolo che si offre agli spettatori, una struttura che, per ovvie ragioni, non può contenere tutta la ricchezza dei lunghi mesi di prove.
Penso che lavorare a Giorni rubati sia stato un momento di crescita grande per tutti noi. Abbiamo attraversato il ponte che ci separa da quel mondo parallelo di cui parla Giammarco nelle sue poesie. Abbiamo imparato a conoscerci, a capire quello di cui ognuno di noi aveva bisogno per liberarsi di ogni pudore. Mi ha sorpreso la generosità con cui Giammarco ha saputo farsi tramite di qualcosa di più grande di lui, la sua libertà di pensiero, la sua ironia, la sua coscienza del palcoscenico e la forza con cui ha affrontato la mole di lavoro che lo aspettava.
Nonostante la durezza del tema affrontato, quello che mi rimane di tutti i giorni di prove è il ricordo di grandi risate, di una gioia del fare che è stata come un tappeto sul quale ci siamo mossi. Poi, naturalmente, ci sono state anche le difficoltà, i momenti di turbamento, di forti emozioni, di dubbi atroci.
Più di una volta Giammarco si è commosso nel leggere i testi che lui stesso ha scritto.
Più di una volta ha pensato di non potercela fare. 

Giorni rubati è uno spettacolo nato dalle poesie che Giammarco ha scritto in una delle sue tante notti insonni, tutte di getto, una dietro l’altra. Noi le abbiamo lette e abbiamo sentito l’urlo, l’urgenza che si nasconde in esse, quella stessa urgenza che viene fuori negli altri testi che sono andati via via componendo il copione dello spettacolo. Il racconto dell’incidente, per esempio, è nato da quello improvvisato direttamente da Giammarco e che noi ci siamo limitati a riprendere in video più volte, per poi fissarlo in una stesura definitiva che raccoglie tutti i particolari e le sfumature delle varie versioni.
Questi testi hanno trovato nella musica di Giancarlo un degno interlocutore, perché la chitarra, la fisarmonica e l’armonica non si limitano ad accompagnare ma dialogano con quello che avviene in scena.

E poi, alla fine di tutto, quando si sono dette tutte le parole, rimane la musica, la danza della carrozzina, la caduta, i tentativi per rialzarsi, gli sguardi e una piuma che vola impalpabile e va dove la porta un soffio leggero.
Bianca e lieve.
Sembra che non debba cadere mai.