Maria di Eltili (2008)

ginepro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spettacolo creato con gli studenti della III° D dell'Istituto Secondario di I° Grado “Antonio Scorcu” di Tortolì (OG)
vincitore del
Premio speciale della Critica al Festival “Marinando” di Ostuni patrocinato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali

regia: Juri Piroddi e Sergio Cadeddu
testo curato da Marinella Mameli (con frammenti di Pascal, Baricco e altri)

con gli allievi: Stefano Chen, Nicola Falchi, Francesca Lai, Sara Lai, Sara Loi, Riccardo Marini, Lorenzo Mele, Giovanni Piras, Michela Scalas, Nicola Serdino, Alessandro Vargiu, Francesco Tosciri

Per tutto l'anno scolastico 2007/2008, per uno o due giorni la settimana i ragazzi hanno frequentato un laboratorio teatrale tenuto da Sergio Cadeddu e Juri Piroddi durante il quale hanno messo a punto un soggetto teatrale, incentrato sulla figura di una donna medievale, Maria di Eltili, tratto da un racconto tradizionale del paese di Baunei.
La leggenda narra di una donna, Maria di Eltili, che viene rapita dai Mori mentre raccoglie canne insieme alla madre lungo uno stagno costiero. Trasportata in Nord Africa, diventa dopo un po' di tempo la favorita del sultano. Dopo molti anni, quando è ormai adulta, il sultano la riconsegna ai mercanti di schiavi, i quali la rivendono in Sardegna dove Maria riesce a ritrovare la via di casa. Maria di Eltili è un personaggio complesso: è una donna sarda attaccata alla sua terra da cui è stata strappata da bambina, ma ha abbracciato l’Islam e quindi in lei convivono due anime e due culture. Veste in modo strano, si addobba con curiosi gioielli, ha dei tatuaggi. È una donna che conosce i segreti delle erbe medicinali, è una levadora che possiede il mistero della vita che nasce, ma è anche una accabadora che sa porre fine alla vita. È insomma una donna che sa, che conosce più degli altri, ma proprio a causa di ciò viene vista come diversa e quindi esclusa dalla comunità degli uomini. Il suo animo è però lacerato soprattutto dalla mancanza del figlio di cui aspetta, in qualche modo, l'arrivo. Il figlio non arriverà se non idealmente molti secoli dopo, nella figura di un ragazzo arabo, che si ritrova a frequentare una qualsiasi scuola della Sardegna e che tra le sue cianfrusaglie custodisce gelosamente un giacchetto arabo che gli è stato affidato dal padre e che è appartenuto a qualche suo lontano antenato. Il giacchetto è del tutto simile a quello del figlio di Maria.