I dormienti (2009)

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da Leaves of Grass di Walt Whitman
adattamento e traduzione di François Kahn

una coproduzione ARCAT-ODRADEK THEATRE

interpreti:
Murielle Béchame
François Kahn

creazione delle luci: Alberto Burnichon
messa in scena: François Kahn


"I DORMIENTI" è un’azione teatrale costruita su varie poesie della raccolta “Foglie d’Erba” di Walt Whitman e, in particolare, sul poema Sleepers. Il poeta guarda donne e uomini che dormono, si corica accanto ad ognuno di essi, evoca la varietà infinita dei dormienti e sogna “tutti i sogni degli altri sognatori”. La visione del poeta avanza in più direzioni: il viaggio dei dormienti che in sogno ritornano verso il loro paese e la loro infanzia; il viaggio degli amanti nello buio della notte che “tutti li pervade e li avviluppa”; il viaggio tra vita e morte nell’architettura perfetta del corpo umano. Questa visione si conclude con il ritorno dei sognatori al loro corpo, risanato dal sonno, e con il loro risveglio. Per evocare il sonno e i sogni basta l'oscurità dove la luce sola struttura lo spazio. Qualche raro oggetto e grandi fogli di carta permettono di dare forma alle azioni, di rendere visibile l'ordine e il disordine delle parole e dei segni, di giocare con le pieghe e i fruscii della materia. In questo scenario si manifesta la presenza di Anima e Animus, doppia incarnazione del poeta.


Ecco quello che devi fare: ama la terra e il sole e gli animali, disprezza le ricchezze, fa la carità a chiunque la chieda, difendi gli stupidi e i matti, dedica agli altri il tuo guadagno e il tuo lavoro, odia i tiranni, non discutere su Dio, sii paziente e indulgente con la gente, non toglierti il cappello davanti a nulla di noto o ignoto, a individui o a gruppi di persone, mèscolati liberamente con le persone incolte ma piene di energia e con i giovani e con le madri di famiglia, leggi queste “foglie” all’aria aperta, in ogni stagione di ogni anno della tua vita, riesamina tutto quello che ti è stato detto a scuola o in chiesa o da qualunque libro, ripudia tutto ciò che insulta la tua anima, e proprio la tua carne sarà una grande poesia e avrà la più grande fluidità non solo nelle parole ma nelle linee silenziose delle labbra e del viso e delle ciglia e in ogni movenza e giuntura del tuo corpo ….

Walt Whitman

«Da quando l’ho scoperto, all’inizio degli anni ’70, Walt Whitman mi ha toccato profondamente e ho riconosciuto in lui il soffio dei tempi che allora avvertivo: la stessa aspirazione alla schiettezza, la stessa volontà di disfarsi di ogni pregiudizio ed accettare se stessi e, di conseguenza, di accettare gli altri, la stessa ricerca di una verità che fosse contemporaneamente materiale e immateriale, fuori da ogni dogma religioso o politico. Ho immediatamente amato il flusso musicale delle sue parole, l’ottimismo della sua formidabile vitalità venata di malinconia, il suo gusto immoderato per il vagabondaggio. Durante il mio lungo soggiorno in Polonia al Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski, leggendo Allen Ginsberg, Jack Kerouac e Gary Snyder, ho scoperto fino a che punto Whitman fosse stato alla radice di tutto quel movimento poetico che ha nutrito una parte essenziale delle mie convinzioni più profonde. C’era una sorta di risonanza fra l’odissea dei poeti americani della beat generation e l’affascinante avventura grotowskiana. Oggi che la fantasia e l’eleganza irriverente dei beatniks, le loro intuizioni poetiche, ecologiche e mistiche sembrano essere inghiottite dalle tenebre della guerra, della paura degli altri, del ripiegamento su di sé e dell’arroganza, mi sembra urgente ridare respiro a questa corrente creativa. È necessario ritornare alla sorgente, riprendere contatto con le radici di questo movimento poetico e far vivere sulla scena le parole di Walt Whitman evocando i corpi perfetti dei dormienti, l'oscurità della notte, il canto dell'usignolo e il profumo dei lillà.»
François Kahn - Parigi - 04/11/2008

Contact: Madame Murielle BECHAME, Directrice artistique
e-mail: arcat@wanadoo.fr
Atelier de recherche et de création dans les arts du théâtre (Arcat)
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